Ad un anno di distanza dalla morte di Gennaro Leone, un giovane di San Marco Evangelista, ucciso da un raptus di follia di un quasi suo coetaneo, Mons. Lagnese ha celebrato l’Eucaristia nella Chiesa di San Sebastiano con Alberto e Pina Leone, i genitori di Gennaro, recandosi poi insieme con loro sul luogo dell’omicidio per un momento di preghiera. Riportiamo integralmente il testo del nostro Vescovo affidato alla stampa:
<<È chiusa via Vico a Caserta, da molti mesi, la strada che collega corso Trieste e via Roma, a causa di un palazzo pericolante e di una burocrazia che in Italia, e ancor più nel nostro Meridione, sembra diventata sinonimo di lentezza o, peggio ancora, di immobilismo. È chiusa e non si sa fino a quando. Speriamo che riapra presto. Intanto è chiusa. E la cosa mi sembra un segno. Quasi un invito a fermarsi, a riflettere, a pensare. A non fare come se niente fosse. Sì, perché a via Vico proprio un anno fa, la notte del 28 agosto, nel primo fine settimana di rientro dalle vacanze estive, veniva accoltellato Gennaro Leone, un diciottenne, che affollava, come tanti altri suoi coetanei, il centro storico della Città. Due ferite alla gamba infertegli, in un raptus di follia, da un ragazzo più o meno della sua stessa età: la più profonda attraversava la fascia muscolare e recideva l’arteria femorale, causandone la morte per emorragia, poche ore dopo, in ospedale. Così moriva Gennaro Leone. Ad un anno di distanza, anche io sento il dovere di fermarmi e di pregare. Per Gennaro, certo: perché viva in Dio e faccia festa in Cielo. Ma non solo. Per la sua famiglia, segnata per sempre dalla sua tragica fine, e per tutti i giovani, a incominciare da chi lo uccise, perché possano incontrare sulla loro strada persone che sappiano stare con loro e ascoltare le loro paure, ma prima ancora interpretare i loro segnali di aiuto: genitori, docenti, preti, catechisti e animatori che siano veri educatori, capaci di accompagnarli nella loro ricerca di senso, nel riconoscere la loro sete di vita e nel realizzare i loro sogni di bene. E poi per chi amministra le nostre città e per chi sarà chiamato a governare il Paese, per gli uomini e le donne dello Stato e per quanti hanno la responsabilità di garantire la sicurezza sulle nostre strade. Mi fermo e mi dico: dobbiamo fare di più; anche la Chiesa deve fare di più! Io, innanzitutto io, devo fare di più! Entro nella Chiesa di San Sebastiano, il compatrono della Città, celebro la Messa: per chiedere perdono per un omicidio di cui tutti siamo responsabili, e pregare per Gennaro, per la sua famiglia, per tutte le famiglie, per i giovani, per la nostra Caserta. Poi verso il luogo dell’omicidio, insieme ad Alberto e Pina Leone, i genitori di Gennaro: camminiamo quasi mano nella mano. Alberto mi dice: padre, i giovani hanno bisogno di spiritualità; la mamma conferma senza parlare, senza singhiozzare, mentre le lacrime le scendono sul volto. Avete ragione, dico loro, mentre confesso il nostro peccato di omissione e rivolgo loro un invito che essi accolgono all’istante: andate a parlare ai ragazzi nelle scuole. Poi nient’altro: non una parola di rancore, né alcuna espressione di vendetta, tanta compostezza, segno di altrettanta dignità. Arrivati sul posto, ci siamo solo noi. Preghiamo insieme per qualche istante: poi un abbraccio. Grazie Alberto, grazie Pina. Che il loro dolore possa impedire che altri genitori vivano lo stesso dolore (Caserta, 28 agosto 2022)>>.