Monsignor Pietro Lagnese scrive una lettera indirizzata al vicepresidente della Jabil, John Mahaz, con un’esortazione a tutto il Consiglio di amministrazione e al Presidente della multinazionale statunitense dell’elettronica a fermare i licenziamenti. Martedì 31 scade l’ultimatum e dovrebbero scattare i licenziamenti per 190 lavoratori, quasi metà di una pianta organica che oggi conta 420 tra donne e uomini rimasti in quello stabilimento dopo più esodi pilotati verso altri progetti mai del tutto decollati.
Di seguito la lettera:
Dr. John Mahaz
Senior Vice President
Of Global Operations Jabil USA
Caserta, 28 gennaio 2023
Cortese Dr. John Mahaz,
mi rivolgo a Lei e, attraverso la sua persona, all’intero Consiglio di Amministrazione della Jabil e al suo Presidente il Dr. Mark Mondello. Le scrivo con atteggiamento rispettoso, in qualità di Vescovo di Caserta, così come ho già fatto qualche giorno fa con i rappresentanti del Governo italiano per sostenere la causa dei 190 lavoratori del sito Jabil di Marcianise a poche ore dal loro licenziamento.
Dietro questo numero – 190 – ci sono i volti e le storie di persone che soffrono e, insieme alle loro famiglie, sono in pena e vivono momenti di agitazione. Si tratta di una situazione davvero difficile, anzi drammatica. Il tavolo apertosi in questa settimana presso il Ministero del Lavoro teso a trovare una soluzione che scongiurasse i licenziamenti o comunque individuasse soluzioni alternative a salvaguardia dei posti di lavoro è di fatto fallito.
In Italia cresce la povertà e, in particolare, sul territorio della provincia di Caserta dove insiste lo stabilimento di Marcianise; qui la “forbice” delle disuguaglianze si sta sempre più divaricando, non solo per i redditi, ma soprattutto per la mancanza di lavoro. Come Chiesa tocchiamo con mano quotidianamente questo dramma sociale e vediamo aumentare, sotto i nostri occhi, sempre di più il numero dei poveri che bussano alla nostra Caritas. La soluzione non può essere però l’assistenza. All’emergenza che vivono tante famiglie non si può che rispondere con il lavoro: un lavoro stabile, equo, onesto e sicuro. “La loro dignità – ha detto Papa Francesco – chiede un lavoro, e quindi un progetto in cui ciascuno sia valorizzato per quello che può offrire agli altri. Il lavoro è davvero unzione di dignità!”.
Il caso di Jabil e quello di altre aziende presenti sul territorio è emblematico di come il Meridione d’Italia e, in special modo, la provincia di Caserta – un tempo considerata tra le più floride imprenditorialmente – siano stati sistematicamente deindustrializzati.
Questa nostra terra casertana grazie soprattutto alla testimonianza profetica – a volte vissuta fino al martirio – di tanti laici e sacerdoti in favore della giustizia e della pace sta provando a combattere una battaglia contro le organizzazioni illegali e malavitose che, come sappiamo – è successo tante volte e purtroppo succede ancora – soffocano la libertà e la dignità delle persone, avvelenano l’economia, schiavizzano i poveri e impediscono che si sviluppi il bene comune.
Ho letto la sua lettera di qualche settimana fa in risposta ai rappresentanti RSU. Apprezzo lo sforzo fatto dall’azienda per minimizzare l’impatto della crisi rinviando i licenziamenti in occasione dell’emergenza covid, promuovendo e finanziando programmi di reimpiego del personale in esubero. Nonostante ciò, siamo però oggi arrivati al più triste epilogo della vicenda che si potesse auspicare: 190 lavoratori fra poche ore saranno licenziati.
Dottor John, intendo parlare ai vertici dirigenziali della Jabil con carità ma nella verità. I licenziamenti sono stati da voi giustificati “al fine di salvaguardare il sito di Marcianise assicurandone la sostenibilità economica”. In proposito intendo richiamare il magistero di Papa Francesco il quale non si stanca di ripetere che non possiamo condannarci a modelli economici che concentrino il loro interesse esclusivamente sui profitti come unità di misura ignorando il costo umano, sociale e ambientale che questo comporta. Occorre promuovere un nuovo umanesimo che, dal punto di vista economico, metta al centro l’uomo e poi la ricerca del profitto.
Mi appello, pertanto, alle sue ultime parole indirizzate ai lavoratori di Marcianise nella lettera del 9 gennaio: “Jabil continuerà a lavorare con tutti gli interlocutori coinvolti per assicurare un esito soddisfacente per i dipendenti in uscita”. Come profeticamente esortava San Giovanni XXIII nell’Enciclica Pacem in terris, “la vera pace si può costruire soltanto nella vicendevole fiducia”. Ripongo fede nel vostro operato di queste ore.
Chiedo, perciò, umilmente, al Consiglio di Amministrazione della Jabil e al suo Presidente, la sospensione dei licenziamenti e domando che si proceda, come suggerito dal Governo italiano, a richiedere un ulteriore periodo di cassa integrazione per valutare con attenzione soluzioni alternative ai licenziamenti.
Il Signore Gesù ci aiuti a metterci in ascolto del palpito dei cuori, per riscoprirci fratelli e sorelle e sentirci custodi gli uni degli altri.
Con la Benedizione del Signore
+ Pietro Lagnese
Vescovo di Caserta