Parole di benvenuto del Vescovo Pietro al Festival Laudato sì’

Benvenuti al Festival Laudato si’.
La Chiesa di Caserta vi saluta e, in particolare, con me, vi salutano gli amici dell’Ufficio di Pastorale Sociale della Diocesi, quelli della Fondazione Casa Fratelli Tutti, e dell’IDSC, promotori dell’evento.
Al signor Prefetto, al signor Sindaco, Presidente della Provincia di Caserta, al Presidente del Consiglio Regionale della Campania, ai parlamentari e a tutte le altre autorità e rappresentanti delle istituzioni qui convenuti: benvenuti!
Un saluto affettuoso al carissimo confratello, Mons. Francesco Alfano, delegato nella CEC per i Problemi Sociali, Lavoro, Giustizia, Pace e Cura del Creato.
Al vescovo emerito, Mons. Nogaro, mio amato fratello, impossibilitato a essere qui per motivi di salute – che però ci è vicino con il suo affetto e la sua preghiera – il mio abbraccio caloroso.
Saluto l’amico e fratello Giovanni Traettino, pastore della Chiesa Evangelica della Riconciliazione, e con lui anche gli altri pastori delle confessioni cristiane e i rappresentanti delle altre religioni presenti sul nostro territorio.
Un saluto affettuoso a ogni membro della nostra Chiesa e a quanti sono presenti qui questa sera, a nome dell’Università, delle scuole, delle associazioni e corporazioni del territorio, come pure agli esponenti del mondo della cultura e della politica.
Un saluto e un grazie particolari a quanti hanno sponsorizzato l’evento e ai tanti volontari e amici che in questi giorni hanno lavorato per la preparazione del Festival e s’impegneranno, per tutta la durata, ad accogliere e animare quanti verranno in questo luogo.
Eminenza carissima, siamo contenti di averti con noi questa sera a Caserta a inaugurare il Festival Laudato si’. Con te saluto anche il Prof. Andrea Monda, Direttore de l’Osservatore Romano, anch’egli oggi con noi, invitato a conversare con te, in questa serata di apertura che ha come sfondo i Messaggi che quest’anno Papa Francesco ci ha donato per il Tempo del Creato e la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, celebrata domenica scorsa.
Eminenza, sinceramente grazie per esserci, nonostante la tua agenda fitta di impegni per il servizio che rendi alla Chiesa di Bologna e, in qualità di presidente della CEI, alle altre Chiese che sono in Italia. A questi impegni, che ti chiamano ad attraversare, in lungo e in largo, la nostra Penisola, da qualche mese si è aggiunto quello di inviato del Papa, in diverse parti del mondo, per tessere la tela, fragile ma tanto preziosa, della pace – dono necessario come l’aria – per il quale ti stai spendendo in un dialogo lungo, paziente e coraggioso, perché si possa quanto prima scrivere la parola fine a una guerra che da più di un anno e mezzo sta insanguinando il caro popolo ucraino.
Grazie per questo servizio di operatore di pace: in questa tua opera, con la nostra preghiera e amicizia ti siamo sinceramente vicini, come siamo profondamente vicini al Santo Padre, al quale vogliamo assicurare tutta la nostra comunione e il nostro sostegno, insieme alla gratitudine di tutti noi per il suo servizio generoso e appassionato che rende alla Chiesa e al mondo.
Eminenza, questo campo è un luogo-simbolo che – come hai visto e ascoltato – parla di armi e di guerra. Proprio qui in questo hangar, dove siamo noi questa sera, si mettevano a punto carri armati e mezzi corazzati, che arrivavano e partivano da qui, sui binari della ferrovia, il cui tracciato è ancora visibile in alcune zone dell’area. Noi vorremmo che questo posto diventasse luogo di pace, un campo di vita, d’incontro, di inclusione, di accoglienza – soprattutto dei più vulnerabili – e di dialogo tra generazioni.
Arrivando a Caserta, quasi tre anni fa, ho avvertito forte la necessità che la Chiesa parli con i fatti più che con le parole. Non ci è chiesto soltanto di denunciare ciò che non va, né di limitarci a dire ciò che si dovrebbe fare ma, prima di ogni cosa, di mettere in essere dei segni, semmai piccoli, capaci però di rendere credibile e possibile l’annuncio del Vangelo, mostrando vie nuove e di bene, alimentando così la speranza. E ciò, anche ripensando all’uso delle strutture e dei beni ecclesiastici che, a volte, rischiano di diventare un peso per le comunità cristiane ma, se gestiti con sapore evangelico, potrebbero, come ci ricorda Papa Francesco, trasformarsi in gesti concreti di accoglienza, favorendo opere più rispondenti alle attuali esigenze dell’evangelizzazione e della carità. Penso agli Istituti Diocesani per il Sostentamento del Clero e a ciò che potrebbero rappresentare, senza venir meno alle loro finalità statutarie, in termini di opportunità di lavoro e di educazione a nuovi stili di vita, e, perciò, di riqualificazione dei nostri territori.
Per questo ho invitato la Chiesa casertana a intraprendere con me un viaggio, faticoso ma tanto entusiasmante, e, insieme, con fiducia, ci siamo lanciati, in un’avventura che porterà alla rigenerazione di quest’area: straordinaria, non solo per la sua grandezza (33 ettari di terreno; per percorrerli a piedi per intero, occorrono più di due ore di cammino!), non solo per la sua posizione (siamo al centro della Città, a poche centinaia di metri dalla Reggia), ma soprattutto per le mille possibilità che essa potrà offrire in termini di crescita, di cura del creato e di acccoglienza e, più in generale, in termini di promozione di una cultura nuova capace di suscitare il risveglio di una nuova riverenza della vita e una rinnovata partecipazione dei suoi abitanti alla vita sociale. Sì, una nuova partecipazione!
Per questo ho promosso la Fondazione “Casa Fratelli Tutti” e, insieme, abbiamo chiesto all’intera Città, già nella fase progettuale, di condividere il nostro sogno, facendosi coinvolgere, con stile sinodale, in un percorso di consultazione pubblica. Siamo, infatti, consapevoli che sebbene l’intervento sia considerevole, il processo che porterà alla rigenerazione di quest’area è certamente molto più importante della stessa realizzazione dell’opera.
Perciò, dopo un primo tempo di ascolto che ha già coinvolto tanti, in questi giorni, in occasione del Festival, rendiamo pubblico alle istituzioni e all’intera cittadinanza il Masterplan di progetto, redatto da architetti, urbanisti, docenti e ricercatori di governance dei beni comuni sulla base del Manifesto della Chiesa di Caserta “Da Campo di Marte a Campo della Pace”. Inoltre, abbiamo chiesto al Dicastero della Santa Sede per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale di accompagnarci, ricevendone l’alto patrocinio al progetto. Nascerà così – anzi, in qualche modo già nasce oggi – il “Campo Laudato sì’ Caserta”.
Vorremmo, infatti, che il Campo e nuovo parco di Caserta, diventasse un inno alle encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti: un laboratorio di cultura, di arte, di bellezza e di vita, di partecipazione e di buone relazioni, esempio di un’ecologia integrale, quale interazione tra l’ambiente naturale, la società, le sue culture e le istituzioni, e modello di un’economia che sia veramente al servizio dei più deboli e degli scartati.
E vorremmo che lo diventasse già da adesso: senza attendere – sono circa trent’anni che Caserta attende! – che ci sia la rigenerazione dell’area; senza aspettare che inizino – speriamo quanto prima – e poi si concludano, i lavori di riqualificazione; senza aspettare che, come prevede il Masterplan, si realizzino i cinque parchi tematici, le dieci piazze, la cappella Laudato sì, 786 metri di percorsi d’acqua, 252mila mq di verde con 511 alberi in più, 48.820 mq di edifici rigenerati – quelli in lamiera saranno tutti eliminati – oltre 13mila mq di fotovoltaico.
Proprio perché non vogliamo aspettare, e desideriamo che già da ora questo luogo parli di vita, di cura del creato, di cultura dell’accoglienza e dell’inclusione, abbiamo aperto le porte del nostro Campo e promosso qui il Festival Laudato sì’, da oggi fino al 4 ottobre, festa di San Francesco, giornata conclusiva del Tempo del Creato, in cui Papa Francesco ci farà dono, dopo la Laudato si’, di un suo nuovo pronunciamento, un’esortazione apostolica, perché si rafforzi il nostro impegno per la “cura della nostra Casa comune”.
Carissimo don Matteo, la terra nella quale ti trovi questa sera – in passato chiamata campania felix e terra di lavoro – è, come sai, tristemente nota oggi come terra dei fuochi. Segnata da tempo da tante ferite, è costretta ogni giorno a fare i conti con le cause strutturali della povertà, la disuguaglianza, la mancanza del lavoro e della casa, la negazione di tanti diritti sociali. Ma è anche una terra, ricca di risorse e di opportunità, dove c’è tanta gente buona, generosa, ricca di umanità, che vuole e sa accogliere e integrare: lo ha fatto in passato, ultimamente con le famiglie ucraine, e anche in questo tempo, nonostante chi soffia sul fuoco, è pronta a farlo: un esempio per tutti è la storia di Mamadou, il giovane livoriano che ha ispirato il film di Garrone candidato all’Oscar, “Io capitano”, perfettamente integrato tra noi a Caserta e qui, questa sera, con noi.
Questa è una terra dove tante persone, famiglie, associazioni sia ecclesiali che della società civile, pensano e agiscono in termini di comunità, di priorità della vita, a favore del bene e dei beni comuni e praticano quella solidarietà speciale verso i tanti che soffrono. E tutto ciò perché ci si getti alle spalle la coltre di rassegnazione e di fatalismo che tante volte ha impedito alla nostra gente di sognare una vita migliore e operare per un riscatto sociale. Ha bisogno però di speranza e, perciò, di gesti concreti di cambiamento.
Ieri, nella Liturgia delle Ore, dal profeta Ezechiele, leggevamo: «Quando vi avrò purificati da tutte le vostre iniquità, vi farò riabitare le vostre città e le vostre rovine saranno ricostruite. Quella terra desolata, che agli occhi di ogni viandante appariva un deserto, sarà ricoltivata e si dirà: La terra, che era desolata, è diventata ora come il giardino dell’Eden, le città rovinate, desolate e sconvolte, ora sono fortificate e abitate. I popoli che saranno rimasti attorno a voi sapranno che io, il Signore, ho ricostruito ciò che era distrutto e ricoltivato la terra che era un deserto. Io, il Signore, l’ho detto e lo farò» (Ez 36, 33-36).
Esattamente fra una settimana inizieranno i lavori del Sinodo dei Vescovi sul tema della sinodalità. Il Sinodo, come ci ha ricordato il Santo Padre, non è un evento, ma un processo, in cui tutto il Popolo di Dio è chiamato a camminare insieme, attraverso l’ascolto e il discernimento, perché possano essere colti i segni dello Spirito Santo.
Imitando questo stile, la Chiesa di Caserta intende camminare insieme, testimoniando che «si può pensare a obiettivi comuni, al di là delle differenze, per attuare insieme un progetto condiviso» e, insieme a tanti, a tutti, vuole operare per provare a dare il suo contributo perché si realizzi la parola del profeta, e diventi realtà l’ecologia integrale invocata da Papa Francesco.
Su tutto questo e su quanto altro vorrai donarci, siamo desiderosi di ascoltarti. Grazie.