Mercoledì delle Ceneri
Nel primo giorno di Quaresima il Vescovo Pietro ha presieduto l’Eucaristia e il rito di imposizione delle Ceneri nella Cattedrale di Caserta, con la partecipazione dei sacerdoti e diaconi delle Diocesi di Capua e Caserta. È stato il primo momento liturgico durante il quale il Pastore delle due Chiese locali ha voluto iniziare il cammino quaresimale “insieme”, un cammino che condurrà alla Pasqua. “È un tempo di preghiera, di animazione liturgica e di celebrazione del sacramento della Confessione per la conversione. Le parole di Gioele sono un appello alla convocazione: una chiamata ad abbandonare la via del peccato, per una conversione autentica”. Il cammino di conversione quaresimale è il cammino fatto dagli Ebrei quando uscirono dall’Egitto, un cammino dalla schiavitù alla libertà. Nella sua omelia il Vescovo Pietro ha richiamato il messaggio di Papa Francesco per questa Quaresima 2024: Attraverso il deserto Dio ci guida alla libertà. “Il cammino di questo tempo forte è un cammino di libertà per uscire dalle nostre schiavitù”. Tre le sottolineature che ha fatto il Vescovo commentando la pagina biblica del profeta Gioele e le altre letture della liturgia.
Anzitutto ha marcato il senso del verbo nell’invito del profeta: “ritornate a me con tutto il cuore”. La Quaresima è un cammino di conversione sincera, che nasce dal profondo del cuore e cambia la persona, un cambiamento reso ancora più significativo da due avverbi: “adesso” e “invano”. Adesso, una parola così forte, perché la salvezza è qui e ora. “La grazia di Dio toccherà i cuori se ci rendiamo disponibili ad aprire e aperti ad accogliere l’appello di Dio”, attraverso le tre pratiche del digiuno, della preghiera e dell’elemosina. Centrale sarà la preghiera, come lo stesso papa Francesco ha chiesto per questo 2024, in cammino verso il Giubileo. Solo in questo modo potremo affrontare il cambiamento. Secondo il Midrash “una” notte impiegò il popolo ebreo per uscire dall’Egitto, “quarant’anni” per entrare nella Terra promessa. La Quaresima, quaranta giorni che ci separano dalla Pasqua, sono “un tempo favorevole: non sappiamo quanto ci verrà ancora concesso di vivere, non sprechiamo invano” le occasioni di grazia che Dio ci concede.